Le elezioni francesi e i limiti dei sondaggi

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Servizio comunicazione istituzionale

9 Luglio 2024

L’esito delle recenti elezioni francesi ha sorpreso molti, ribaltando i sondaggi della vigilia. Alberto Bitonti, docente di comunicazione politica all’Università della Svizzera italiana (USI), ne ha parlato in un'intervista pubblicata sulle pagine del Corriere del Ticino, addentrandosi nei meccanismi che caratterizzano gli strumenti di previsione in ambito elettorale.

Bitonti, nel suo intervento, ha evidenziato come i sondaggi riflettono le intenzioni di voto al momento in cui sono effettuati, ma non possono prevedere con certezza i risultati elettorali. "I rilevamenti demoscopici registrano l’orientamento al voto del momento in cui sono elaborati e non previsioni certe sulle elezioni", afferma Bitonti. Inoltre, "molti elettori dei partiti giudicati socialmente poco accettabili o impopolari tendono a non manifestare pubblicamente la propria reale preferenza, esprimendola poi in segreto nelle urne". Anche le variazioni nell'affluenza possono stravolgere i risultati. Nel caso francese, "il rischio di avere il Rassemblement National (RN) al governo ha mobilitato elettori che generalmente si astengono".

Bitonti ha poi proseguito sottolineando come i sondaggi avessero funzionato meglio nel primo turno rispetto al secondo, a causa delle diverse modalità di voto previste dalla legge elettorale francese. "La legge mobilita gli elettori con modalità di voto differenti. Al primo turno i cittadini assecondano le proprie preferenze; al secondo, al quale accedono solo i candidati più votati, scelgono invece strategicamente". Questo rende le previsioni precise impossibili, anche con campioni rappresentativi ben costruiti. Inoltre, i sondaggi devono tenere conto di variabili e margini di errore. "I sondaggi degli istituti demoscopici più affidabili devono sempre rendere esplicite le proprie scelte metodologiche e avere un numero elevato di rispondenti con una stratificazione e una rappresentatività del campione molto ampie". Un esempio simile si è recentemente visto in Inghilterra, dove i laburisti, dati al 40%, hanno ottenuto poco più del 33%. "Nei sistemi maggioritari bisogna ragionare in termini di voti assoluti e non aggregati, come spesso viene invece fatto".

Il docente dell'USI ha concluso indicando come un sondaggio efficace richiede un campione rappresentativo, affinato metodologicamente nel tempo. Sebbene i sondaggi del XX secolo fossero affetti da bias degli intervistatori, la metodologia è migliorata, permettendo di produrre risultati più affidabili. I campioni rappresentativi si formano "selezionando un numero quanto più elevato e stratificato di persone, distinguendole per genere, classi sociali, livello di istruzione e altre categorie sociografiche, il che permette di garantire una reale affidabilità della rilevazione".

L'intervista integrale, pubblicata sull'edizione di martedì 9 luglio del Corriere del Ticino, è disponibile scaricando il PDF in allegato.