La politica dei resi e la necessità di una nuova "Fashion Literacy"

© Kampus Production
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Servizio comunicazione istituzionale

10 Ottobre 2024

L'arrivo di Zalando in Ticino ha stimolato il dibattito sul tema della cosiddetta fast fashion e della politica dei resi del colosso tedesco. Il Professor Lorenzo Cantoni, direttore del Master in Digital Fashion Communication (MDFC) e Vice Decano della Facoltà di comunicazione, cultura e società dell’Università della Svizzera italiana (USI), si è espresso sul tema in un articolo apparso su LaRegione.

Zalando ha annunciato che collocherà a Sant’Antonino un centro di smistamento per i resi; e pare essere proprio la politica dei resi uno degli elementi chiave del modello dell’azienda tedesca, leader della vendita di abbigliamento online, tanto che, per stessa ammissione di Zalando, un articolo su due verrebbe restituito. “Una delle condizioni per far decollare il commercio online nel settore degli indumenti – spiega il Professor Lorenzo Cantoni – in cui la dimensione del provare e del toccare è molto forte, è sicuramente stata la possibilità di poter restituire la merce senza penalità. Perché un conto è vedere un vestito in fotografia su un modello o una modella, un altro è vederlo su di noi: il modo in cui casca, come lo sentiamo quando lo indossiamo. Sotto questo aspetto la politica dei resi gratuiti è comprensibile e risponde a una legittima aspettativa degli utenti”. Tuttavia, questa pratica presenta anche delle criticità: “A essere problematico è l’altissimo numero di restituzioni dovuto a pratiche dei clienti assai poco raccomandabili, incentivate dallo stesso sistema, come quella di ordinare tre taglie diverse di un certo capo sapendo che almeno due saranno da rimandare indietro”. Le problematiche si manifestano a livello ambientale, ma anche economico e sociale; sebbene gli operatori dell’e-commerce stiano mostrando sempre più attenzione al loro impatto ecologico, non si può sottovalutare l’impatto dei numerosi chilometri percorsi dai prodotti, sia per la produzione, sia per la consegna, ed, eventualmente, il reso. Se, da un lato, il direttore del MDFC si mostra fiducioso nei confronti dei dati forniti da Zalando in merito ai propri consumi e alle proprie emissioni, dall’altro ammette che è difficile avere lo stesso controllo per i processi subappaltati a terzi. Il Professor Cantoni, tuttavia, è contrario alla demonizzazione della fast fashion e della vendita online. “L’online non ha sostituito l’acquisto nei negozi. Questo è successo durante il COVID-19, ma in seguito le percentuali di vendita attraverso internet sono calate”. Al contrario, la vendita online può rivelarsi uno strumento a disposizione dei marchi e dei negozianti per raggiungere la clientela in modo differenziato. “La tendenza è quella dell’omnicanalità, cioè della possibilità di avere diversi punti di contatto fra i clienti e l’azienda”. Un discorso a parte va invece aperto per quanto concerne le piattaforme di e-commerce cinesi. “Quando si parla della Cina, considerando anche le pratiche del lavoro forzato, la questione è particolarmente complessa perché è molto più difficile capire chi ha prodotto un oggetto e in che condizioni”.

La soluzione alle criticità emerse risiede, secondo il Professor Cantoni, nell’educazione a un acquisto consapevole. “A scuola già si istruiscono i bambini sul fatto che sia meglio mangiare una mela piuttosto che una merendina preconfezionata, quindi sull’alimentazione ci aspettiamo che la scuola ci aiuti. Quando invece si tratta di comprare un paio di scarpe o un abito, in pochi sia piccoli sia grandi sono capaci di distinguere il tipo di filato, come è stato prodotto, o più in generale riconoscere i diversi detersivi e il loro impatto sull’ambiente e le persone”. È dunque necessario alfabetizzare i consumatori, per fare in modo che siano in grado di fare scelte consapevoli e responsabili, non solo sul genere di abiti da acquistare, ma anche sull’utilizzo che ne viene fatto, evitando così di comprare un vestito che sarà poi indossato per un’unica occasione.

L'articolo completo, curato da Cristina Pinho, è disponibile al seguente link.